Dal 26 al 28 gennaio è in programma, a Roma, l’Assemblea Nazionale “di metà mandato”. Metto le virgolette perché in realtà a questo importante appuntamento arriviamo un po’ più lunghi rispetto alla metà di questo mandato, che si conclude con l’80° anniversario dalla nascita, nel 1944, del CSI, un’Associazione nata su esortazione profetica di Pio XII, attraverso il Presidente dell’Azione Cattolica, Luigi Gedda, per rifondare un movimento di promozione dell’attività sportiva cristianamente ispirata. Questo anniversario è per noi particolarmente significativo perché ci richiama alla forza e all’intramontabile bellezza degli ideali dei fondatori, di cui dobbiamo essere degni.
Per tali ragioni dobbiamo affrontare l’Assemblea con la visione che il ruolo del CSI nel mondo ci impone. Quindi cominceremo dalla valutazione di quanto avvenuto negli ultimi anni, per dare un senso sia al presente, alla nostra azione oggi, sia per immaginare un futuro ancora degno della nostra storia. In tutto questo dovremo saper affrontare, con lo spirito della condivisione e del servizio verso il prossimo, anche il rinnovamento dei quadri dirigenziali a tutti i livelli. Un rinnovamento che non poggia sul rispetto di norme imposte dall’esterno, ma dalla condivisione d’intenti che dobbiamo e possiamo trovare nel dialogo e nella collaborazione tra di noi. Rinnovamento vuol dire valorizzare tutti quei dirigenti di lunga esperienza che hanno servito l’Associazione e che meritano la nostra riconoscenza attraverso la rivalutazione della migliore progettualità elaborata in questi anni.
Alcuni dirigenti di oggi proseguiranno nel loro impegno, qualcun altro passerà il testimone, ma tutto deve avvenire in un clima di collaborazione e sostegno reciproci. Rinnovamento, infatti, non vuol dire cambiare le persone ma rinnovare noi stessi nel nostro impegno al servizio dell’Associazione, tenendo conto che tutto sta cambiando e che il nuovo modo di relazionarci, spesso con incontri “da remoto”, deve essere uno strumento per fare di più e meglio, ma non deve sostituire totalmente la disponibilità ad incontrare l’altro, a vivere insieme e a trasmetterci esperienze individuali, attraverso le relazioni personali. Sono grandi sfide, ma le sapremo vincere.